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venerdì 4 dicembre 2015

introduzione alla logica LPS

“La nostra mente è un grande giocoliere e si prende continuamente gioco di noi, sfidandoci.”

Sembra difficile da credere, possibile che la nostra mente sia giocoliera? È’ possibile tutto ciò che non è controllabile, quindi è possibile essere soggiogati.  Molti credono che la mente umana sia controllabile e che grazie a ciò tutto sia possibile. Il concetto diffuso del “volere è potere” è alla base di ogni metodologia che desideri “liberare” gli uomini dalle catene che li trattengono al suolo, legati ed immobilizzati ai loro limiti e condizionamenti, affinché possano proiettarsi definitivamente verso il volo libero, e di conquistarsi il cielo come gli uccelli.

E’ certamente uno scenario molto suggestivo che evoca i principi della libertà ed è l’ambizione di ogni individuo, ma è importante sapere che ogni individuo ha dei limiti: sapere di averli non significa conoscerli, e conoscerli non significa saperli gestire! Occorre quindi pensare che essere motivati, non significa essere entusiasti. Motivarsi significa dare un senso logico alla nostra energia finalizzata all’ottenimento di un risultato programmato.


Tu non PUOI ottenere ciò che vuoi. È disarmante, ma tremendamente vero!

Puoi decidere di crederlo o meno, ma sai di non aver ragione.Puoi fare una raccolta delle più belle frasi motivazionali affinché riempiano il tuo spirito, modellino le tue convinzioni, puoi alzare le braccia al cielo e gridarlo a tutto il mondo.Io posso ottenere ciò che voglio!!!!!Perché dovrei mai convincerti del contrario? Se la cosa ti rende felice, ti fa stare bene, credilo pure. Ma la realtà è ben diversa, ricorda.

tu non puoi ottenere ciò che vuoi   però...puoi ottenere molto di ciò che credi impossibile!

Esiste una motivazione psicologica e meccanica in ognuno di noi, entrambe ci spingono a fare le cose e fanno parte di sistemi  strutturati che ci consentono di agire e produrre pensieri e azioni finalizzate all’ottenimento dei risultati.Per ottenere i risultati è importante capire come ottenerli, con quali strumenti, quali rischi e variabili. Occorre conoscere le proprie forze e le forze esterne dominanti e tutto questo ci basta per capire che la volontà individuale, se controllata, aiuta molto ma non è assolutamente sufficiente.

La mente crede ciò che gli occhi vedono e spesso si convince che sia cosi.   Scommettere sulle proprie convinzioni ha senso solo se siamo certi di vincere!Quello che crediamo sia “OVVIO” può diventare quanto di più pericoloso  noi.Abituati quotidianamente alle difficoltà, perché sono quanto di più semplice, se sai come fare ad affrontarle perchè la nostra intelligenza  è deformabile!   Quello che crediamo sia “ovvio” può diventare quanto di più pericoloso per noi, proprio perchè oltre il 70% di quello che facciamo quotidianamente è parte di un “automatismo dinamico” e consiste nel ripetere costantemente gesti e comportamenti che diamo per scontati.  Siamo abituati a “fare le cose”  ma ci soffermiamo poco su “come farle bene”. 

Proviamo a pensare alla parola Logica…Cosa ci fa venire in mente? 

La logica è la disciplina filosofica che studia le dinamiche del  ragionamento corretto. La parola logica ha una  derivazione Greca e significa Logos “λόγος”, la parola Logos, racchiude una serie di significati legati al concetto del ragionamento, della capacità di utilizzare il pensiero. I gruppi associati a questa parola, sono diversi come diversi i loro significati, ad esempio citando Logos si può intendere nel gruppo del significato il  "pensiero pensato", "l'idea frutto del pensiero" oppure la somma composita di diversi processi che insieme ne formano altri (idea + pensiero + ragione = pensiero composto = argomentazione o ragione λογική, logiké argomentata). 

Lo scopo della logica è identificare la validità incontrovertibile e distinguere ciò che è da considerare valido oppure no. La si impara conoscendo la grammatica di una lingua, ad  esempio la nostra, quando ci siamo trovati a studiare le preposizioni e i periodi applicando l'analisi logica. 

Esistono diverse forme di logica, ne citiamo alcuni come ad esempio:

LA LOGICA QUANTISTICA: è l'utilizzo di un codice descrittivo sostitutivo del linguaggio classico per la descrizione dell'infinitesimamente piccolo.

LA LOGICA ARISTOTELICA: analizza il processo attraverso il macrosistema (dal grande) fino ad arrivare al microsistema (al piccolo) delle cose, attraverso un ragionamento di analisi particolareggiato di ogni singolo componente facente parte il  processo da analizzare.

LOGICA FORMALE: analizza gli stadi della relazione di deducibilità.

LA LOGICA MATEMATICA: studia i principi e i modelli di verifica in modo rigido dei processi dimostrativi attraverso sistemi numerici e riscontri oggettivi dei risultati da essi prodotti. 

LA PROGRAMMAZIONE LOGICA INDUTTIVA: è un modello di programmazione facente parte dell'apprendimento automatico dell'individuo.

LA LOGICA SISTEMICA: sono le reti  di relazioni tra le cose, le persone, gli ambienti che si interscambiano continuamente, fino a creare nuovi modelli rigenerabili a loro volta. Da questo tipo di Logica parte il metodo LPS TRAINING HUMAN RESEARCH.

La logica è “l’antico sapere”, presente da sempre nella storia dell’uomo ed è molto più presente nella nostra vita più di quanto possiamo immaginare. Uno degli aspetti straordinari della logica è senza ombra di dubbio la certezza! E’ la capacità di scindere in macrosistemi le cose reali da ciò che non lo sono. E’ considerata un vero è proprio codice di linguaggio della ragione, uno strumento di salvezza dalle situazione nelle quali possiamo venire a trovarci per nostra negligenza o sottovalutazione. 

In sostanza è un elemento evolutivo della specie che consente di valorizzare e distinguere il vero dal falso, le forme, le dimensione, gli spazi e più in generale l’impatto ambientale dell’uomo nel proprio  ambiente. In particolare la logica sistemica non si occupa di stabilire se esiste o meno Dio, se esistono o meno gli extraterrestri, se esistono o meno forze della natura che vivono intorno a noi e che non possiamo vedere. Il compito della logica sistemica non è quello di stabilire il VERO o il FALSO di una affermazione. 

Il compito della logica ed in particolare il compito di LPS TRAINING è quello di stabilire il principio di ragionamento che abbiamo attuato per stabilire un idea. Un ragionamento, un punto di vista rispetto alle cose che abbiamo affermato. In sostanza noi non ci occupiamo di sapere se una cosa è vera o falsa, piuttosto stabiliamo attraverso la logica sistemica qual’ è il motivo, il ragionamento, il pensiero che fa affermare quella cosa.

Es. antifurto/anti intrusione. E’ il sistema di allarme che scatta quando cadiamo nelle trappole mentali costruite dalla percezione e dalla suggestione, è il salvagente che la nostra mente logica ci lancia quando ci troviamo in situazioni prossime alla criticità.

Es. navigatore (il volo, nautico, stradale) la logica ci aiuta a creare la mappa di navigazione, a organizzare il  nostro volo a progettare il nostro cambiamento, sia nel linguaggio che nella costruzione del pensiero, ci rende equilibrati nel valutare, distinguere, classificare i termini critici e obbiettivi, lo stato generale e particolare delle cose, dei sistemi semplici e più complessi.

Es. tutto si relaziona. Quando pensiamo alla logica dobbiamo pensare ad un “ordine precostituito di elementi costruiti su un asse di sequenza”, in sostanza intendiamo la costruzione di pensieri e azioni che hanno tra loro una relazione finalizzata ad un risultato verificabile.

Es. centri urbani. Se guardiamo l’ambiente nel quale viviamo, le nostre città, le periferie, i centri commerciali piuttosto che le caratteristiche urbanistiche, ci accorgiamo che appartengono ad una programmazione ben precisa, progettate ed organizzate per la gestione dei flussi di viabilità urbana in modo tale da non compromettere la funzionalità del traffico, al fine di accentrare riunire, convogliare i flussi verso centri e semicentri attraverso grandi arterie, strade principali e  secondarie.La regolazione del traffico e l’ordine di movimento e spostamento delle cose.

Questo è parte di una logica di programmazione che deve  tenere conto di molti aspetti che possono condizionare i movimenti e le relazioni tra gli individui e l’ambiente.

IL MONDO INTORNO A NOI..

Prendiamo ad esempio il nostro tempo, il nostro quotidiano, questo momento. Guardandoci attorno possiamo renderci conto continuamente di quanto la logica e i suoi processi appartengano a noi stessi. Che lo vogliamo oppure no, tutto ciò che abbiamo attorno è determinato da un sistema di continua evoluzione, con canoni diversi ma mai disgiunti dal sistema dei singoli processi.Esistono modelli che vengono applicati esistono modelli di matematiche, fisiche, geometriche, grazie a queste tre leggi possiamo attraversare la strada, fare cose, non sono tecnologie ma processi logici.


La storia dell’uomo è piena di logica, gli esempi sono continui, nell’arte, nella scienza, nelle costruzioni, l’evoluzione dell’uomo è determinata proprio da questo, le civiltà sono in grado di evolversi semplicemente perché occorre essere presenti.Pensiamo a quanto metodo esiste nella storia come per Leonardo da Vinci fino al nostro presente più prossimo, noi viviamo nel mondo logico e non sappiamo cosa vuol dire e spesso è quello che ci salva attraverso una visita medica, una sala operatoria.Tutti voi avrete un cellulare, oggi questo strumento è in grado di farci comunicare attraverso il non verbale e per immagini.

Alcuni principi sui quali si fonda il principio logico:

Logica di sequenza: sistemi duplicabili, ripetibili, costanti. Significa attuare modelli che con la loro applicazione ci possono produrre una variabile certa e verificabile. Se prendessimo un sistema di calcolo ci accorgeremmo che il fenomeno è in grado di riprodursi in forma automatica, senza la   necessità di intervenire per porre dei correttivi, delle modifiche.

Processo analitico: segmenta, scompone, analizza i 5 sensi. Significa valorizzare ogni singolo aspetto della comunicazione  sensoriale.

Sistemico di fase: collega l’ambiente e la persona. Significa creare un asse di relazione tra l’individuo e l’ambiente entro il quale si  determina il principio.

RIASSUMENDO posso dire che il modello logico deve essere:

DUPLICABILE: il metodo grazie al modello di processo è duplicabile in ogni latitudine e longitudine del mondo. 

VERIFICABILE: i processi integrati nel metodo, garantiscono sempre un controllo dei dati al fine di evitare analisi soggettive, interpretative. Piuttosto, adotta sistemi standard di analisi capaci di far emergere il dato che vogliamo raggiungere. 

TRASVERSALE: il metodo non tiene certamente conto del livello di conoscenza della persona, non valuta il suo livello culturale o la sua estrazione sociale. Ognuno è in grado prescindendo da quello che abbiamo appena detto, di applicare con successo la metodologia.

PERSONALIZZABILE: chiunque è in grado, conoscendone le procedure, di applicarlo in piena autonomia gestionale. Una volta appresi i principi di base e dopo essersi applicati nelle costanti esercitazioni, il livello di conoscenza del metodo prescinde dalle capacità di chi lo applica, in quanto se vengono seguiti gli standard ed i protocolli di riferimento, i risultati saranno sempre uguali per tutti. 

STANDARDIZZABILE: significa poter diffondere aldilà di ogni ostacolo il modello in relazione alle esigenze professionali, trovando le caratteristiche ideali che possano migliorarne l’efficienza della professione stessa.

L’INGANNO: LA MENTE CREDE CIÒ CHE GLI OCCHI VEDONO

Tu credi di dominare la mente, in realtà lo stai solo pensando. Esiste un confine tra pensare di fare le cose e farle, Tra il pensare di credere e credere argomentandole. *Sapere le cose, sapere la loro origine, il loro funzionamento, le procedure che determinano il loro impatto ambientale, tutto questo serve a poco se nel momento giusto non sai utilizzarle nel modo migliore.Quello che abbiamo intorno si muove indipendentemente dal nostro dominio e capacità di osservazione. Un continuo flusso di informazioni nascoste e sottili, genera il cambiamento silenzioso. Non accontentarti mai di ciò che ti viene proposto, piuttosto utilizza gli elementi che hai a disposizione e crea il tuo SISTEMA DI ANALISIImparare il linguaggio del pensiero e della mente ci aiuta a coglierne le complessità e le possibili applicazioni a nostro favore.

LE DOMANDE CI AIUTANO A CAPIRE, O NO?

Diamo un senso alla nostra curiosità?Il nostro fascino è misterioso, pieno di percorsi impercettibili e frequentemente incide sul nostro modello di costruzione.

E’ importante farsi delle domande?È fondamentale. Le domande sono il propulsore dell’avanguardia, del nuovo modello di crescita.

Quanto ci serve ricevere delle riposte? Le risposte ci consentono di avere un punto di vista, una certezza, affermano una indicazione.

E le spiegazioni alle risposte? Gira tutto intorno a queste. Le spiegazioni sono il vero SENSO alle nostre domande e alle risposte. Senza le spiegazioni tutto sarebbe decisamente più difficile, nonché inutile.

Il vero problema? Costantemente facciamo domande e poco ci preoccupiamo di capire da dove, come e in che modo viene originata la risposta, tanto meno la spiegazione.

Prova a pensare su dieci domande che fai quotidianamente, quante risposte ricevi e quante spiegazioni alle risposte.

La conoscenza umana si basa sulle domande e risposte. L’apprendimento è un cambiamento spontaneo della personalità e avviene attraverso la ricerca delle strade che ci portano alle risposte. Spesso le strade sono molteplici.

1 domanda = 2 risposte = almeno 4 spiegazioni diverse

Ogni individuo è in grado di pensare, proprio perché PENSARE è la cosa più semplice del mondo. Infatti, basta solo un giorno per imparare. Per capire come si fa, però, non basta un’esistenza intera.Attraverso il pensiero infatti, riusciamo anche a dare un senso compiuto alle azioni e a sviluppare la nostra conoscenza, sia negli aspetti generali che in quelli particolari in modo interdipendente tra loro, cioè in modo disgiunto e autonomo. Il suo processo di sintesi è legato a processi identificativi  che variano in modo sostanziale tra loro, a seconda dell’utilizzo di concetti singoli o multipli. Tutto questo accade grazie all’elaborazione di immagini e sensazioni, ricordi ed emozioni e, più in generale, alle informazioni che siamo in grado di gestire e controllare.

Il concetto del pensare non è visibile ed è immateriale, non ha una forma definibile visiva, ed è il frutto di ciò che noi riusciamo a cogliere come percezione e, di conseguenza, ci consente di dare un nome alle cose proprio attraverso la capacità di costruire nella nostra mente una “grafica generale”, un contenitore di informazioni che possa essere utilizzato come strumento di nuova elaborazione insieme a informazioni già presenti nella nostra mente che albergano in forma statica nella memoria.

Se il pensiero significa elaborazione delle informazioni nuove e delle informazioni acquisite, significa che il nostro pensiero è il frutto della percezione.

Percepire informazioni significa elaborarle secondo un modello di comunicazione che utilizzi al meglio i nostri cinque sensi quali la vista, l’udito, l’olfatto, il senso ed il gusto per dare un nome, uno spazio, una forma e una dimensione ed una consistenza al pensiero stesso. In questo caso la percezione ci consente di evidenziare che le informazioni nuove e quelle acquisite sono il frutto di una percezione lineare, bidimensionale, tridimensionale.

La capacità che abbiamo nel formulare un pensiero non è legata solamente alla nostra cultura o alla nostra estrazione sociale, non riguarda necessariamente la sfera dell’intelligenza o il livello di capacità espressiva, piuttosto è la sintesi variabile della capacità del singolo individuo di utilizzare correttamente tutti i canali percettivi e saper costruire, attraverso un metodo e un corretto allenamento mentale,  un codice di interpretazione e di espressione sia sintetico che descrittivo, legato all’applicazione della sintesi in un tempo controllabile e controllato.

Se pensiamo il perché siamo in grado di elaborare delle informazioni e, se siamo in grado davvero, significa che possiamo essere in grado potenzialmente, ma non obbligatoriamente, di formare un modello di comunicazione.

Pensare quindi è una procedura usuale e spesso automatica di incanalare informazioni e renderle produttive secondo una nostra esigenza di risposta verso l’esterno.

Se noi vogliamo ottenere qualcosa, costruiamo il nostro pensiero secondo quelle che per noi possono essere le leggi e i percorsi che il nostro pensiero dovrà fare fino al raggiungimento di quello che ci siamo prefissati di ottenere.Se fosse davvero cosi semplice, tutti saremmo miliardari, miracolati, macchine perfette in grado di affrontare con serenità il più alto livello di felicità costante e continuativa senza scadenza di tempo; evidentemente non è proprio cosi.

Siamo predisposti al pensiero, al ragionamento e alle sintesi, questo si, ma non basta questo. Occorre essere in grado di applicare al meglio, correttamente e nel tempo giusto l’informazione percepita, pensata ed elaborata.

Il pensiero non è una applicazione di matematica sistemica, piuttosto un processo di “insiemistica”, quello che ci hanno insegnato alle scuole dell’infanzia. Significa mettere insieme le informazioni per il grado e il livello di appartenenza, nominare i gruppi di appartenenza, creare delle classifiche di priorità, utilizzare i medesimi elementi possibilmente più adeguati alla costruzione di un pensiero che dovrà prodursi in azione.

Non sottovalutare mai l’importanza di un concetto: il concetto infatti funge  tecnicamente da “separatore” tra quello che per noi è necessità e/o bisogno, inutilità da utilità, da quello che è a quello che dovrebbe essere. Il suo significato è del tutto astratto e generico ma necessario, in quanto è l’insieme di elementi che,  legati tra loro, ci conducono ad un comune modello identificativo.

La mente ha un ”comportamento logico” nel senso che è in grado di leggere,  riconoscere e catalogare le informazioni che riceve attraverso un percorso di sintesi dovuto proprio alle forme, alle dimensioni agli spazi e volumi. Questo ci consente di essere in grado di poter riconoscere, identificare, comparare e valutare le cose non solo dimensionali, ma anche renderci conto degli stati di profondità dimensionale del pensiero.

Si deve ricordare infatti che la capacità di registrazione dei fenomeni derivanti dall’esterno, siano essi di natura volontaria o involontaria, frutto di un bisogno o di una lucida volontà, determinano il nostro comportamento, imputando ad esso un possibile successo o insuccesso.

Il nostro “senso del pensiero” è l’energia più straordinaria che abbiamo, un vero propulsore che fa la differenza tra gli individui, la fa nei loro comportamenti, nelle loro aspettative e nei loro progetti. Il mondo è alimentato dal pensiero e la sua fonte energetica è talmente importante che determina i cambiamenti sociali e culturali dei popoli, crea e soddisfa bisogni e produce applicazioni. L’importanza di un pensiero e la sua capacità di essere efficace, è legata a come impostiamo “i suoi numeri iniziali”; se partissimo da operazioni sbagliate, creeremmo un fenomeno a catena di errori. Per dare un chiaro esempio del concetto di percezione non dobbiamo scomodare saggi di psicologia, piuttosto renderci conto che ogni giorno fa parte del nostro vivere.

Le percezioni e le suggestioni sono parte integrante della nostra vita, sono quei fenomeni che condizionano in modo positivo ma molto spesso in negativo quelli che sono i nostri giudizi, punti di vista, impressioni, considerazioni. Fanno parte del nostro modello di forma-pensiero, di come noi siamo in grado di poterlo utilizzare al meglio in forma corretta.Ma ci sono certamente diversi livelli di percezione, per esempio la percezione istintuale o di allerta, quella cioè che ci mette nella condizione di reagire in forma immediata ad un evento esterno legato ad un rischio verso la nostra persona. 

 “Può succedere che camminando tranquillamente per strada, ad un certo punto, proprio dietro di noi sentiamo arrivare una macchina a grande velocità ed improvvisamente sentiamo una frenata violenta: la nostra reazione immediata è, non quella di girarsi per renderci razionalmente conto di quanto stia succedendo, piuttosto quella di fare un balzo in avanti, magari verso la nostra destra, abbassando il capo in avanti, inarcando le spalle quasi a creare un senso di protezione fisica, che ci consenta di evitare di essere dentro la zona di rischio immediato, cioè di essere travolti dall’autovettura. In questo caso la percezione del pericolo è derivata dal fatto che nella nostra memoria una frenata così violenta e stridula, ci porta ad ancorare nel ricordo dell’informazione, questo rumore o suono sotto una forma e una caratterizzazione non gradita, anzi pericolosa. Se ci girassimo, molto probabilmente la macchina potrebbe essere a 250 metri da noi.”

Questo tipo di percezione ci ha messo al riparo da un potenziale pericolo, quindi in questo caso la percezione ha costruito in maniera inversa alla logica del pensiero, il suo percorso e ci ha messo nelle condizioni di “reagire ancor prima di aver valutato con logica e raziocinio una situazione.”

Per iniziare ad identificare come si possa creare e modulare il pensiero, dobbiamo lasciarci alle spalle la percezione e catalogarla da subito come una sensazione utile ma pericolosa ed incerta, sulla quale è meglio evitare di costruire delle certezze. Saper pensare quindi  non significa  ragionare attraverso la percezione o peggio l’intuito, piuttosto “fotografare” una  situazione oggettivamente reale, composta da dati certi senza alcun minimo margine di errore, in grado per noi, di essere visualizzata nella sostanza, attraverso la visione globale e comparata dei singoli elementi.Quando parliamo quindi di utilizzo del pensiero, dobbiamo pensare a cosa utilizziamo per creare delle idee e come queste idee possono creare in noi la vera consapevolezza e non la percezione della consapevolezza.  Percepire non significa pensare, ma credere di pensare sulla base del percepito, quindi sull’ipotesi di una realtà artefatta e non duplicabile.

Quindi l’errore che facciamo spesso è quello di dare importanza a come pensiamo e non a come rischiamo di percepire.

Tu pensi! Indipendentemente dalla tua volontà

Un altro degli esempi più diretti che mi viene in mente è proprio il  concetto della percezione legata alla pulizia della nostra casa. Ogni casalinga di questo mondo sa molto bene quanto sia faticoso ed impegnativo occuparsi della pulizia della propria casa, sa anche quanto sia importante vedere il pulito e sentirne il suo profumo. Ha un “concetto personale” di pulizia che spesso è legata alla fatica del dover passare un aspirapolvere piuttosto che quella di passare avanti e indietro lo spazzolone classico con lo straccio per pulire per terra. Spesso asciugare e poi, in certi casi per rendere splendente il proprio pavimento, passare la cera. Questa riflessione è comune, come sono comuni le percezioni che le persone hanno attraverso il processo mentale che porta ad identificare qualcosa .

Azione + Fatica + profumo = pulizia

Tutte queste azioni fanno parte di una precisa procedura mentale, quella che noi riteniamo che sia giusta. Si crede che nella maggior parte dei casi la pulizia sia legata al profumo e cioè quando sentiamo in tutta la casa il profumo di limone o di pino riteniamo che sia pulito. Il nostro percepito abbina quindi l’idea di pulizia con il profumo gradevole, la realtà è ben diversa perché la pulizia di qualsiasi cosa non ha necessariamente un profumo. Se pensiamo che la pulizia o l’igiene non ha assolutamente a che vedere con il profumo, dobbiamo renderci conto che siamo in errore. In questo caso la visualizzazione dell’immagine ci ha prodotto.

Saper pensare quindi  non significa ragionare attraverso la percezione o peggio l’intuito, piuttosto “fotografare” una situazione oggettivamente reale, composta da dati certi senza  alcun minimo margine di errore in grado, per noi, di essere  visualizzata nella sostanza attraverso la visione globale e  comparata dei singoli elementi.

Quando parliamo quindi di utilizzo del pensiero dobbiamo pensare a cosa utilizziamo per creare delle idee e come queste idee possono creare in noi la vera consapevolezza e non la percezione della  consapevolezza. Noi quindi non siamo frutto dei nostri pensieri ma delle nostre percezioni in quanto i nostri comportamenti, se non utilizziamo un procedimento logico, sono il frutto della percezione.  

Il nostro benessere, nel senso più alto del termine, non deve essere frutto di un nostro lavoro esteriore, estetico, relazionato agli altri (per quello dedichiamo molto tempo), ma occorre pensare che il nostro corpo viaggia in sinergia con il nostro modello di pensiero e, anche quello più di alto, va allenato quotidianamente attraverso stimoli condizionanti, quelli che io chiamo “le trappole mentali per il cervello”, in grado di aiutare la nostra mente a distinguere ciò che ci serve da ciò che è vera spazzatura mentale.

La logica è magia controllabile. 












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