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venerdì 4 dicembre 2015

Conferenza sul clima: sarà vero?



Il mondo tutto si è dato l’appuntamento a  Parigi per la conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul clima, la “Conference of the parties” e i media si sono scatenati nel sottolineare la notizia. Una vera mobilitazione mondiale a livello strategico che aveva il compito di creare quei presupposti tali da “leggere e programmare” l’andamento e il controllo del clima terrestre. 

Da una vita parliamo di surriscaldamento e tutti noi siamo attenti a capire esattamente cosa significhi. I media fanno il loro lavoro e non so se lo facciano bene o male perché non è questo il punto, il punto vero è che stiamo parlando di qualcosa che è molto lontano dal nostro quotidiano, difficilmente maneggiabile, non visibile in termini reali propriocome il clima.  
Noi lo sentiamo e lo misuriamo semplicemente capendo se abbiamo freddo o caldo, mettiamo guanti e sciarpa o costume e maschera a seconda delle stagioni, ma il clima è decisamente di più, ma come dicevo prima…è qualcosa di “complesso e lontano” da noi. 
Cosa possiamo capire osservando il sole o la luna  piena? Che entrambe sono strutture celesti e fantastiche, poi chiudiamo la finestra del balcone e torniamo in casa a vedere se il nostro cellulare nel frattempo si è ricaricato perché dobbiamo fare delle telefonate. 

Ho deciso di capire di più di quel poco che già conoscevo e qualche giorno prima mi sono messo in contatto via skype con  Goffried  Louis Armenne,  un amico che conosco da molti anni, che lavora come consulente per il centro climatico Francese e ho chiesto di fornirmi i dati completi e relativi ai bollettini della World meteorological organization (Wmo), dove si afferma che l’aumento delle emissioni di gas serra negli ultimi 25 anni, sembra siano aumentate intorno al 36% le emissioni di gas serra sono aumentate del 36% negli ultimi 25 anni.

Per capire di cosa stiamo parlando, ci riferiamo al valore di ppm  (parte per milione) per esempio consideriamo che un milligrammo è  equivale a un millesimo di grammo, e un grammo è un millesimo di chilogrammo. In sostanza un milligrammo è un milionesimo di chilogrammo. Quindi un milligrammo è una parte per milione del chilogrammo. Per non rischiare di perderci possiamo in sintesi indicare che  1 ppm = 1 mg/kg. Chiaro? Detto ciò stiamo parlando dell’infinitesimamente piccolo rispetto al visibile, cioè qualcosa che viene indicato come il frutto di una micro-misurazione presa in considerazione al contesto di ricerca sul clima. Bene

Nel bollettino World meteorological organization, leggo che negli ultimi due anni il surriscaldamento o riscaldamento (può sembrare la stessa cosa, ma non è proprio cosi) del nostro pianeta ha prodotto il dato di 400 parti per milione (ppm), sensibilmente superato dal ppm identificato dagli scienziati pari a 350, quindi una situazione decisamente”grave”. 

Il riscaldamento terrestre và inteso nella sua globalità, cioè sia per le terre ferme che per le acque ( terre emerse e terre immerse) e, come afferma Michel Jarraud , Segretario Generale del WMO, «Le temperature registrare finora quest'anno corrispondono più o meno alla media del periodo 2001-2010, che è stato il decennio più caldo e le procedure  ci inducono a creare elaborazioni sempre più attendibili per i prossimi anni» .

Poi ho letto i risultati della ricerca di Copenaghen Diagnosis 2009 e quelli dell’Hadley Center e NASA/GISS, dove mi sono reso conto di quanta ricerca e sperimentazione sia stata fatta dalla fine degli anni 60 ad oggi. Ma in che modo?

In aggiunta ho consultato i dati di  Swiss review of architecture, engineering and urban planning, dove si afferma che “I livelli di CO2 negli ultimi 1000 anni e nel passato remoto La figura 1 indica chiaramente come la concentrazione atmosferica di co2 si sia progressiva mente innalzata sin dal periodo di industrializza zione (1750). Questo livello di C02 atmosferico è nuovo per il nostro pianeta, perlomeno per quel che riguarda gli ultimi 420'000 anni; il tasso di crescita non ha precedenti negli ultimi ÌO'OOO an ni. Il livello atmosferico di biossido di carbonio è certamente unico nel periodo storicamente accertabile, e riconducibile alle attività umane degli ultimi 250 anni”. 

Continuando nella lettura, non vi nascondo con grande difficoltà in quanto il tema è davvero complesso, anche i documenti pubblicati da Intergovernmental Panel for Climatic Changes, che è l’organismo di studio permanente voluto fortemente dall’ONU, emerge un dato: ad oggi non esiste un modello matematico attendibile in grado di esser applicato, replicato, duplicato in grado di affermare con assoluta precisione un principio di calcolo assoluto in grado di dimostrare l’efficacia del dato stesso.

Bene, allora cosa si cela dietro tutto questo?

Domandiamoci se siamo in grado di trovare le cause che impediscono la soluzione a queste domande, ad oggi veri problemi:

è veramente aumentata la temperatura terreste? 
Le acque terrestri si stanno innalzando?
Siamo in grado di prevedere il futuro prossimo?
Se sì, di quanto? E di quanto aumenterà ancora?
I ghiacciai sono in fase di scioglimento costante? 
L’ambiente si modifica e in che modo?
Come si calcola la frequenza degli accadimenti?
L’esser umano è l’artefice primario o secondario dei cambiamenti?
Cosa sappiamo dell’applicazione dei protocolli?
Sono credibili e duplicabili i protocolli?

Morale: malgrado tutto ciò oggi non siamo in grado di prevedere le condizioni climatiche in modo attendibile per più di 3 giorni e la domanda mi viene spontanea: con quale logica di processo siamo in grado di stabilire cosa accadrà al pianeta terra?

introduzione alla logica LPS

“La nostra mente è un grande giocoliere e si prende continuamente gioco di noi, sfidandoci.”

Sembra difficile da credere, possibile che la nostra mente sia giocoliera? È’ possibile tutto ciò che non è controllabile, quindi è possibile essere soggiogati.  Molti credono che la mente umana sia controllabile e che grazie a ciò tutto sia possibile. Il concetto diffuso del “volere è potere” è alla base di ogni metodologia che desideri “liberare” gli uomini dalle catene che li trattengono al suolo, legati ed immobilizzati ai loro limiti e condizionamenti, affinché possano proiettarsi definitivamente verso il volo libero, e di conquistarsi il cielo come gli uccelli.

E’ certamente uno scenario molto suggestivo che evoca i principi della libertà ed è l’ambizione di ogni individuo, ma è importante sapere che ogni individuo ha dei limiti: sapere di averli non significa conoscerli, e conoscerli non significa saperli gestire! Occorre quindi pensare che essere motivati, non significa essere entusiasti. Motivarsi significa dare un senso logico alla nostra energia finalizzata all’ottenimento di un risultato programmato.


Tu non PUOI ottenere ciò che vuoi. È disarmante, ma tremendamente vero!

Puoi decidere di crederlo o meno, ma sai di non aver ragione.Puoi fare una raccolta delle più belle frasi motivazionali affinché riempiano il tuo spirito, modellino le tue convinzioni, puoi alzare le braccia al cielo e gridarlo a tutto il mondo.Io posso ottenere ciò che voglio!!!!!Perché dovrei mai convincerti del contrario? Se la cosa ti rende felice, ti fa stare bene, credilo pure. Ma la realtà è ben diversa, ricorda.

tu non puoi ottenere ciò che vuoi   però...puoi ottenere molto di ciò che credi impossibile!

Esiste una motivazione psicologica e meccanica in ognuno di noi, entrambe ci spingono a fare le cose e fanno parte di sistemi  strutturati che ci consentono di agire e produrre pensieri e azioni finalizzate all’ottenimento dei risultati.Per ottenere i risultati è importante capire come ottenerli, con quali strumenti, quali rischi e variabili. Occorre conoscere le proprie forze e le forze esterne dominanti e tutto questo ci basta per capire che la volontà individuale, se controllata, aiuta molto ma non è assolutamente sufficiente.

La mente crede ciò che gli occhi vedono e spesso si convince che sia cosi.   Scommettere sulle proprie convinzioni ha senso solo se siamo certi di vincere!Quello che crediamo sia “OVVIO” può diventare quanto di più pericoloso  noi.Abituati quotidianamente alle difficoltà, perché sono quanto di più semplice, se sai come fare ad affrontarle perchè la nostra intelligenza  è deformabile!   Quello che crediamo sia “ovvio” può diventare quanto di più pericoloso per noi, proprio perchè oltre il 70% di quello che facciamo quotidianamente è parte di un “automatismo dinamico” e consiste nel ripetere costantemente gesti e comportamenti che diamo per scontati.  Siamo abituati a “fare le cose”  ma ci soffermiamo poco su “come farle bene”. 

Proviamo a pensare alla parola Logica…Cosa ci fa venire in mente? 

La logica è la disciplina filosofica che studia le dinamiche del  ragionamento corretto. La parola logica ha una  derivazione Greca e significa Logos “λόγος”, la parola Logos, racchiude una serie di significati legati al concetto del ragionamento, della capacità di utilizzare il pensiero. I gruppi associati a questa parola, sono diversi come diversi i loro significati, ad esempio citando Logos si può intendere nel gruppo del significato il  "pensiero pensato", "l'idea frutto del pensiero" oppure la somma composita di diversi processi che insieme ne formano altri (idea + pensiero + ragione = pensiero composto = argomentazione o ragione λογική, logiké argomentata). 

Lo scopo della logica è identificare la validità incontrovertibile e distinguere ciò che è da considerare valido oppure no. La si impara conoscendo la grammatica di una lingua, ad  esempio la nostra, quando ci siamo trovati a studiare le preposizioni e i periodi applicando l'analisi logica. 

Esistono diverse forme di logica, ne citiamo alcuni come ad esempio:

LA LOGICA QUANTISTICA: è l'utilizzo di un codice descrittivo sostitutivo del linguaggio classico per la descrizione dell'infinitesimamente piccolo.

LA LOGICA ARISTOTELICA: analizza il processo attraverso il macrosistema (dal grande) fino ad arrivare al microsistema (al piccolo) delle cose, attraverso un ragionamento di analisi particolareggiato di ogni singolo componente facente parte il  processo da analizzare.

LOGICA FORMALE: analizza gli stadi della relazione di deducibilità.

LA LOGICA MATEMATICA: studia i principi e i modelli di verifica in modo rigido dei processi dimostrativi attraverso sistemi numerici e riscontri oggettivi dei risultati da essi prodotti. 

LA PROGRAMMAZIONE LOGICA INDUTTIVA: è un modello di programmazione facente parte dell'apprendimento automatico dell'individuo.

LA LOGICA SISTEMICA: sono le reti  di relazioni tra le cose, le persone, gli ambienti che si interscambiano continuamente, fino a creare nuovi modelli rigenerabili a loro volta. Da questo tipo di Logica parte il metodo LPS TRAINING HUMAN RESEARCH.

La logica è “l’antico sapere”, presente da sempre nella storia dell’uomo ed è molto più presente nella nostra vita più di quanto possiamo immaginare. Uno degli aspetti straordinari della logica è senza ombra di dubbio la certezza! E’ la capacità di scindere in macrosistemi le cose reali da ciò che non lo sono. E’ considerata un vero è proprio codice di linguaggio della ragione, uno strumento di salvezza dalle situazione nelle quali possiamo venire a trovarci per nostra negligenza o sottovalutazione. 

In sostanza è un elemento evolutivo della specie che consente di valorizzare e distinguere il vero dal falso, le forme, le dimensione, gli spazi e più in generale l’impatto ambientale dell’uomo nel proprio  ambiente. In particolare la logica sistemica non si occupa di stabilire se esiste o meno Dio, se esistono o meno gli extraterrestri, se esistono o meno forze della natura che vivono intorno a noi e che non possiamo vedere. Il compito della logica sistemica non è quello di stabilire il VERO o il FALSO di una affermazione. 

Il compito della logica ed in particolare il compito di LPS TRAINING è quello di stabilire il principio di ragionamento che abbiamo attuato per stabilire un idea. Un ragionamento, un punto di vista rispetto alle cose che abbiamo affermato. In sostanza noi non ci occupiamo di sapere se una cosa è vera o falsa, piuttosto stabiliamo attraverso la logica sistemica qual’ è il motivo, il ragionamento, il pensiero che fa affermare quella cosa.

Es. antifurto/anti intrusione. E’ il sistema di allarme che scatta quando cadiamo nelle trappole mentali costruite dalla percezione e dalla suggestione, è il salvagente che la nostra mente logica ci lancia quando ci troviamo in situazioni prossime alla criticità.

Es. navigatore (il volo, nautico, stradale) la logica ci aiuta a creare la mappa di navigazione, a organizzare il  nostro volo a progettare il nostro cambiamento, sia nel linguaggio che nella costruzione del pensiero, ci rende equilibrati nel valutare, distinguere, classificare i termini critici e obbiettivi, lo stato generale e particolare delle cose, dei sistemi semplici e più complessi.

Es. tutto si relaziona. Quando pensiamo alla logica dobbiamo pensare ad un “ordine precostituito di elementi costruiti su un asse di sequenza”, in sostanza intendiamo la costruzione di pensieri e azioni che hanno tra loro una relazione finalizzata ad un risultato verificabile.

Es. centri urbani. Se guardiamo l’ambiente nel quale viviamo, le nostre città, le periferie, i centri commerciali piuttosto che le caratteristiche urbanistiche, ci accorgiamo che appartengono ad una programmazione ben precisa, progettate ed organizzate per la gestione dei flussi di viabilità urbana in modo tale da non compromettere la funzionalità del traffico, al fine di accentrare riunire, convogliare i flussi verso centri e semicentri attraverso grandi arterie, strade principali e  secondarie.La regolazione del traffico e l’ordine di movimento e spostamento delle cose.

Questo è parte di una logica di programmazione che deve  tenere conto di molti aspetti che possono condizionare i movimenti e le relazioni tra gli individui e l’ambiente.

IL MONDO INTORNO A NOI..

Prendiamo ad esempio il nostro tempo, il nostro quotidiano, questo momento. Guardandoci attorno possiamo renderci conto continuamente di quanto la logica e i suoi processi appartengano a noi stessi. Che lo vogliamo oppure no, tutto ciò che abbiamo attorno è determinato da un sistema di continua evoluzione, con canoni diversi ma mai disgiunti dal sistema dei singoli processi.Esistono modelli che vengono applicati esistono modelli di matematiche, fisiche, geometriche, grazie a queste tre leggi possiamo attraversare la strada, fare cose, non sono tecnologie ma processi logici.


La storia dell’uomo è piena di logica, gli esempi sono continui, nell’arte, nella scienza, nelle costruzioni, l’evoluzione dell’uomo è determinata proprio da questo, le civiltà sono in grado di evolversi semplicemente perché occorre essere presenti.Pensiamo a quanto metodo esiste nella storia come per Leonardo da Vinci fino al nostro presente più prossimo, noi viviamo nel mondo logico e non sappiamo cosa vuol dire e spesso è quello che ci salva attraverso una visita medica, una sala operatoria.Tutti voi avrete un cellulare, oggi questo strumento è in grado di farci comunicare attraverso il non verbale e per immagini.

Alcuni principi sui quali si fonda il principio logico:

Logica di sequenza: sistemi duplicabili, ripetibili, costanti. Significa attuare modelli che con la loro applicazione ci possono produrre una variabile certa e verificabile. Se prendessimo un sistema di calcolo ci accorgeremmo che il fenomeno è in grado di riprodursi in forma automatica, senza la   necessità di intervenire per porre dei correttivi, delle modifiche.

Processo analitico: segmenta, scompone, analizza i 5 sensi. Significa valorizzare ogni singolo aspetto della comunicazione  sensoriale.

Sistemico di fase: collega l’ambiente e la persona. Significa creare un asse di relazione tra l’individuo e l’ambiente entro il quale si  determina il principio.

RIASSUMENDO posso dire che il modello logico deve essere:

DUPLICABILE: il metodo grazie al modello di processo è duplicabile in ogni latitudine e longitudine del mondo. 

VERIFICABILE: i processi integrati nel metodo, garantiscono sempre un controllo dei dati al fine di evitare analisi soggettive, interpretative. Piuttosto, adotta sistemi standard di analisi capaci di far emergere il dato che vogliamo raggiungere. 

TRASVERSALE: il metodo non tiene certamente conto del livello di conoscenza della persona, non valuta il suo livello culturale o la sua estrazione sociale. Ognuno è in grado prescindendo da quello che abbiamo appena detto, di applicare con successo la metodologia.

PERSONALIZZABILE: chiunque è in grado, conoscendone le procedure, di applicarlo in piena autonomia gestionale. Una volta appresi i principi di base e dopo essersi applicati nelle costanti esercitazioni, il livello di conoscenza del metodo prescinde dalle capacità di chi lo applica, in quanto se vengono seguiti gli standard ed i protocolli di riferimento, i risultati saranno sempre uguali per tutti. 

STANDARDIZZABILE: significa poter diffondere aldilà di ogni ostacolo il modello in relazione alle esigenze professionali, trovando le caratteristiche ideali che possano migliorarne l’efficienza della professione stessa.

L’INGANNO: LA MENTE CREDE CIÒ CHE GLI OCCHI VEDONO

Tu credi di dominare la mente, in realtà lo stai solo pensando. Esiste un confine tra pensare di fare le cose e farle, Tra il pensare di credere e credere argomentandole. *Sapere le cose, sapere la loro origine, il loro funzionamento, le procedure che determinano il loro impatto ambientale, tutto questo serve a poco se nel momento giusto non sai utilizzarle nel modo migliore.Quello che abbiamo intorno si muove indipendentemente dal nostro dominio e capacità di osservazione. Un continuo flusso di informazioni nascoste e sottili, genera il cambiamento silenzioso. Non accontentarti mai di ciò che ti viene proposto, piuttosto utilizza gli elementi che hai a disposizione e crea il tuo SISTEMA DI ANALISIImparare il linguaggio del pensiero e della mente ci aiuta a coglierne le complessità e le possibili applicazioni a nostro favore.

LE DOMANDE CI AIUTANO A CAPIRE, O NO?

Diamo un senso alla nostra curiosità?Il nostro fascino è misterioso, pieno di percorsi impercettibili e frequentemente incide sul nostro modello di costruzione.

E’ importante farsi delle domande?È fondamentale. Le domande sono il propulsore dell’avanguardia, del nuovo modello di crescita.

Quanto ci serve ricevere delle riposte? Le risposte ci consentono di avere un punto di vista, una certezza, affermano una indicazione.

E le spiegazioni alle risposte? Gira tutto intorno a queste. Le spiegazioni sono il vero SENSO alle nostre domande e alle risposte. Senza le spiegazioni tutto sarebbe decisamente più difficile, nonché inutile.

Il vero problema? Costantemente facciamo domande e poco ci preoccupiamo di capire da dove, come e in che modo viene originata la risposta, tanto meno la spiegazione.

Prova a pensare su dieci domande che fai quotidianamente, quante risposte ricevi e quante spiegazioni alle risposte.

La conoscenza umana si basa sulle domande e risposte. L’apprendimento è un cambiamento spontaneo della personalità e avviene attraverso la ricerca delle strade che ci portano alle risposte. Spesso le strade sono molteplici.

1 domanda = 2 risposte = almeno 4 spiegazioni diverse

Ogni individuo è in grado di pensare, proprio perché PENSARE è la cosa più semplice del mondo. Infatti, basta solo un giorno per imparare. Per capire come si fa, però, non basta un’esistenza intera.Attraverso il pensiero infatti, riusciamo anche a dare un senso compiuto alle azioni e a sviluppare la nostra conoscenza, sia negli aspetti generali che in quelli particolari in modo interdipendente tra loro, cioè in modo disgiunto e autonomo. Il suo processo di sintesi è legato a processi identificativi  che variano in modo sostanziale tra loro, a seconda dell’utilizzo di concetti singoli o multipli. Tutto questo accade grazie all’elaborazione di immagini e sensazioni, ricordi ed emozioni e, più in generale, alle informazioni che siamo in grado di gestire e controllare.

Il concetto del pensare non è visibile ed è immateriale, non ha una forma definibile visiva, ed è il frutto di ciò che noi riusciamo a cogliere come percezione e, di conseguenza, ci consente di dare un nome alle cose proprio attraverso la capacità di costruire nella nostra mente una “grafica generale”, un contenitore di informazioni che possa essere utilizzato come strumento di nuova elaborazione insieme a informazioni già presenti nella nostra mente che albergano in forma statica nella memoria.

Se il pensiero significa elaborazione delle informazioni nuove e delle informazioni acquisite, significa che il nostro pensiero è il frutto della percezione.

Percepire informazioni significa elaborarle secondo un modello di comunicazione che utilizzi al meglio i nostri cinque sensi quali la vista, l’udito, l’olfatto, il senso ed il gusto per dare un nome, uno spazio, una forma e una dimensione ed una consistenza al pensiero stesso. In questo caso la percezione ci consente di evidenziare che le informazioni nuove e quelle acquisite sono il frutto di una percezione lineare, bidimensionale, tridimensionale.

La capacità che abbiamo nel formulare un pensiero non è legata solamente alla nostra cultura o alla nostra estrazione sociale, non riguarda necessariamente la sfera dell’intelligenza o il livello di capacità espressiva, piuttosto è la sintesi variabile della capacità del singolo individuo di utilizzare correttamente tutti i canali percettivi e saper costruire, attraverso un metodo e un corretto allenamento mentale,  un codice di interpretazione e di espressione sia sintetico che descrittivo, legato all’applicazione della sintesi in un tempo controllabile e controllato.

Se pensiamo il perché siamo in grado di elaborare delle informazioni e, se siamo in grado davvero, significa che possiamo essere in grado potenzialmente, ma non obbligatoriamente, di formare un modello di comunicazione.

Pensare quindi è una procedura usuale e spesso automatica di incanalare informazioni e renderle produttive secondo una nostra esigenza di risposta verso l’esterno.

Se noi vogliamo ottenere qualcosa, costruiamo il nostro pensiero secondo quelle che per noi possono essere le leggi e i percorsi che il nostro pensiero dovrà fare fino al raggiungimento di quello che ci siamo prefissati di ottenere.Se fosse davvero cosi semplice, tutti saremmo miliardari, miracolati, macchine perfette in grado di affrontare con serenità il più alto livello di felicità costante e continuativa senza scadenza di tempo; evidentemente non è proprio cosi.

Siamo predisposti al pensiero, al ragionamento e alle sintesi, questo si, ma non basta questo. Occorre essere in grado di applicare al meglio, correttamente e nel tempo giusto l’informazione percepita, pensata ed elaborata.

Il pensiero non è una applicazione di matematica sistemica, piuttosto un processo di “insiemistica”, quello che ci hanno insegnato alle scuole dell’infanzia. Significa mettere insieme le informazioni per il grado e il livello di appartenenza, nominare i gruppi di appartenenza, creare delle classifiche di priorità, utilizzare i medesimi elementi possibilmente più adeguati alla costruzione di un pensiero che dovrà prodursi in azione.

Non sottovalutare mai l’importanza di un concetto: il concetto infatti funge  tecnicamente da “separatore” tra quello che per noi è necessità e/o bisogno, inutilità da utilità, da quello che è a quello che dovrebbe essere. Il suo significato è del tutto astratto e generico ma necessario, in quanto è l’insieme di elementi che,  legati tra loro, ci conducono ad un comune modello identificativo.

La mente ha un ”comportamento logico” nel senso che è in grado di leggere,  riconoscere e catalogare le informazioni che riceve attraverso un percorso di sintesi dovuto proprio alle forme, alle dimensioni agli spazi e volumi. Questo ci consente di essere in grado di poter riconoscere, identificare, comparare e valutare le cose non solo dimensionali, ma anche renderci conto degli stati di profondità dimensionale del pensiero.

Si deve ricordare infatti che la capacità di registrazione dei fenomeni derivanti dall’esterno, siano essi di natura volontaria o involontaria, frutto di un bisogno o di una lucida volontà, determinano il nostro comportamento, imputando ad esso un possibile successo o insuccesso.

Il nostro “senso del pensiero” è l’energia più straordinaria che abbiamo, un vero propulsore che fa la differenza tra gli individui, la fa nei loro comportamenti, nelle loro aspettative e nei loro progetti. Il mondo è alimentato dal pensiero e la sua fonte energetica è talmente importante che determina i cambiamenti sociali e culturali dei popoli, crea e soddisfa bisogni e produce applicazioni. L’importanza di un pensiero e la sua capacità di essere efficace, è legata a come impostiamo “i suoi numeri iniziali”; se partissimo da operazioni sbagliate, creeremmo un fenomeno a catena di errori. Per dare un chiaro esempio del concetto di percezione non dobbiamo scomodare saggi di psicologia, piuttosto renderci conto che ogni giorno fa parte del nostro vivere.

Le percezioni e le suggestioni sono parte integrante della nostra vita, sono quei fenomeni che condizionano in modo positivo ma molto spesso in negativo quelli che sono i nostri giudizi, punti di vista, impressioni, considerazioni. Fanno parte del nostro modello di forma-pensiero, di come noi siamo in grado di poterlo utilizzare al meglio in forma corretta.Ma ci sono certamente diversi livelli di percezione, per esempio la percezione istintuale o di allerta, quella cioè che ci mette nella condizione di reagire in forma immediata ad un evento esterno legato ad un rischio verso la nostra persona. 

 “Può succedere che camminando tranquillamente per strada, ad un certo punto, proprio dietro di noi sentiamo arrivare una macchina a grande velocità ed improvvisamente sentiamo una frenata violenta: la nostra reazione immediata è, non quella di girarsi per renderci razionalmente conto di quanto stia succedendo, piuttosto quella di fare un balzo in avanti, magari verso la nostra destra, abbassando il capo in avanti, inarcando le spalle quasi a creare un senso di protezione fisica, che ci consenta di evitare di essere dentro la zona di rischio immediato, cioè di essere travolti dall’autovettura. In questo caso la percezione del pericolo è derivata dal fatto che nella nostra memoria una frenata così violenta e stridula, ci porta ad ancorare nel ricordo dell’informazione, questo rumore o suono sotto una forma e una caratterizzazione non gradita, anzi pericolosa. Se ci girassimo, molto probabilmente la macchina potrebbe essere a 250 metri da noi.”

Questo tipo di percezione ci ha messo al riparo da un potenziale pericolo, quindi in questo caso la percezione ha costruito in maniera inversa alla logica del pensiero, il suo percorso e ci ha messo nelle condizioni di “reagire ancor prima di aver valutato con logica e raziocinio una situazione.”

Per iniziare ad identificare come si possa creare e modulare il pensiero, dobbiamo lasciarci alle spalle la percezione e catalogarla da subito come una sensazione utile ma pericolosa ed incerta, sulla quale è meglio evitare di costruire delle certezze. Saper pensare quindi  non significa  ragionare attraverso la percezione o peggio l’intuito, piuttosto “fotografare” una  situazione oggettivamente reale, composta da dati certi senza alcun minimo margine di errore, in grado per noi, di essere visualizzata nella sostanza, attraverso la visione globale e comparata dei singoli elementi.Quando parliamo quindi di utilizzo del pensiero, dobbiamo pensare a cosa utilizziamo per creare delle idee e come queste idee possono creare in noi la vera consapevolezza e non la percezione della consapevolezza.  Percepire non significa pensare, ma credere di pensare sulla base del percepito, quindi sull’ipotesi di una realtà artefatta e non duplicabile.

Quindi l’errore che facciamo spesso è quello di dare importanza a come pensiamo e non a come rischiamo di percepire.

Tu pensi! Indipendentemente dalla tua volontà

Un altro degli esempi più diretti che mi viene in mente è proprio il  concetto della percezione legata alla pulizia della nostra casa. Ogni casalinga di questo mondo sa molto bene quanto sia faticoso ed impegnativo occuparsi della pulizia della propria casa, sa anche quanto sia importante vedere il pulito e sentirne il suo profumo. Ha un “concetto personale” di pulizia che spesso è legata alla fatica del dover passare un aspirapolvere piuttosto che quella di passare avanti e indietro lo spazzolone classico con lo straccio per pulire per terra. Spesso asciugare e poi, in certi casi per rendere splendente il proprio pavimento, passare la cera. Questa riflessione è comune, come sono comuni le percezioni che le persone hanno attraverso il processo mentale che porta ad identificare qualcosa .

Azione + Fatica + profumo = pulizia

Tutte queste azioni fanno parte di una precisa procedura mentale, quella che noi riteniamo che sia giusta. Si crede che nella maggior parte dei casi la pulizia sia legata al profumo e cioè quando sentiamo in tutta la casa il profumo di limone o di pino riteniamo che sia pulito. Il nostro percepito abbina quindi l’idea di pulizia con il profumo gradevole, la realtà è ben diversa perché la pulizia di qualsiasi cosa non ha necessariamente un profumo. Se pensiamo che la pulizia o l’igiene non ha assolutamente a che vedere con il profumo, dobbiamo renderci conto che siamo in errore. In questo caso la visualizzazione dell’immagine ci ha prodotto.

Saper pensare quindi  non significa ragionare attraverso la percezione o peggio l’intuito, piuttosto “fotografare” una situazione oggettivamente reale, composta da dati certi senza  alcun minimo margine di errore in grado, per noi, di essere  visualizzata nella sostanza attraverso la visione globale e  comparata dei singoli elementi.

Quando parliamo quindi di utilizzo del pensiero dobbiamo pensare a cosa utilizziamo per creare delle idee e come queste idee possono creare in noi la vera consapevolezza e non la percezione della  consapevolezza. Noi quindi non siamo frutto dei nostri pensieri ma delle nostre percezioni in quanto i nostri comportamenti, se non utilizziamo un procedimento logico, sono il frutto della percezione.  

Il nostro benessere, nel senso più alto del termine, non deve essere frutto di un nostro lavoro esteriore, estetico, relazionato agli altri (per quello dedichiamo molto tempo), ma occorre pensare che il nostro corpo viaggia in sinergia con il nostro modello di pensiero e, anche quello più di alto, va allenato quotidianamente attraverso stimoli condizionanti, quelli che io chiamo “le trappole mentali per il cervello”, in grado di aiutare la nostra mente a distinguere ciò che ci serve da ciò che è vera spazzatura mentale.

La logica è magia controllabile. 












mercoledì 2 dicembre 2015

ALBERTO MELONI: energia dei cristalli?

ALBERTO MELONI: energia dei cristalli?

poker: consigli utili per non perdersi


Questo articolo è tratto da Assopoker, una delle associazioni sportive che ritengo preparate e competenti nell'ambito del gioco del poker,sia tradizionale che holdem. Alcuni utili consigli molto utili per passare da semplice appassionato a semi-professionista. Ecco dunque le dieci abitudini da evitare per non perdere a poker:
1 – Giocare troppe mani prima del flop
Lo sappiamo, è noioso dover aspettare magari mezz’ora, addirittura un’ora, senza mai entrare in un piatto. Soprattutto se state giocando live. Ma giocare troppe mani è una di quelle abitudini tipiche del giocatore occasionale, che – anche giustamente – quelle poche volte che si siede al tavolo vuole un po’ di action. Ricordate però che i giocatori di successo giocano dal 10 al 30% delle mani che ricevono. E se non siete già ben rodati, cercate di tendere alla cifra più bassa della forbice.
2 – Non curarsi della posizione
Strettamente legato al punto 1. Chi gioca troppe mani pre-flop, lo fa anche senza fare troppo caso alla posizione. Eppure c’è una bella differenza tra aprire rilanciando da UTG e farlo da bottone, a prescindere dal tipo di mano che si riceve. Più è avanzata la nostra posizione, maggiore sarà la quantità di informazioni a nostra disposizione. D’altro canto, se in tutti i libri, siti e forum di poker si dice che la posizione è la cosa più importante nel poker Texas Hold’em, un motivo ci sarà…
3 – Concedere troppi tell
A chi non è capitato di sobbalzare sulla sedia alla visione di una bella pocket pair d’assi, o di lasciarsi andare a un paio di improperi a mezza bocca per l’ennesima trash hand? Ci sono passati tutti i principianti, non vi preoccupate. Ma a un certo punto tocca smetterla di reagire fisicamente alle situazioni che capitano durante il gioco, altrimenti sarete più leggibili della prima fila di lettere della tabella di misurazione della vista dell’oculista!
4 – Moderare l’aggressività
Vero, meglio un gioco aggressivo di uno passivo, soprattutto nel poker moderno. Ma da qui a rilanciare, controrilanciare e andare all-in con qualsiasi tipo di mano e contro qualsiasi tipo di avversario, ce ne passa parecchio.
5 – Puntare cifre adeguate
Al giorno d’oggi vanno tanto di moda le mini-bet e i mini-raise, ma un conto è farlo scientemente, un conto è puntare senza un minimo di logica. Troppo spesso i principianti non si curano della dimensione del piatto, e puntano semplicemente a sensazione, o in base alla forza della propri/*

a mano o – al limite – alla forza della mano che pensano possa avere il proprio avversario. Per farla breve, puntare 2 euro su un piatto da 50 non ha molto senso e non raggiunge nessun obiettivo.
6 – Fare i calling station
Anche in questo caso parliamo di un’abitudine piuttosto radicata e che deriva sicuramente da altri giochi di carte meno tecnici. Tanti giocatori alle prime armi pensano di fare call fino al river perché “magari chiudo qualcosa”. Questo ragionamento non solo è sbagliato, ma può essere estremamente costoso. Nel poker non si tratta di chiudere la mano: si tratta di vincere dei soldi.
7 – Giocare fuori budget
Non c’è cosa peggiore. Un consiglio, questo, che vale tanto per i principianti quanto per i professionisti: mai giocare a livelli nei quali non ci si sente a proprio agio. Già la pressione al tavolo da poker è abbastanza alta di suo, se poi bisogna giocare temendo che un’eventuale sconfitta potrebbe avere ripercussioni serie sul proprio bankroll, o addirittura sul proprio stile di vita, è il primo passo sicuro verso il baratro.
8 – Sopravvalutare le carte dello stesso seme
“Eh, ma erano suited”. Alzi la mano chi non ha mai sentito dire una frase del genere. Per quanto possa essere visivamente bello vedere due carte dello stesso seme, il colore verrà chiuso solo l’8% delle volte.
9 – Non adattarsi al numero di giocatori
Giocare in heads-up è una cosa, giocare in un tavolo Six-Handed un’altra, e giocare in un tavolo full-ring un’altra ancora. In generale, maggiore è il numero degli avversari, più è probabile che uno di loro possegga una mano legittima. Allo stesso modo, il valore di una mano diminuisce quanti più sono i giocatori che siamo costretti ad affrontare. Asso-dieci di per sé non è male, ma un conto è giocarla da bottone in un tavolo four-handed, un conto è giocarla da UTG in un tavolo da nove giocatori.
10 – Lasciare spazio all'emotività
Al tavolo da poker -**'ì'0non c’è nulla da dimostrare: c’è solo da fare il possibile per vincere quanti più soldi – o chip – possibile. Lasciate da parte l’ego, lasciate da parte la volontà di dimostrare di essere forti – o più forti di un determinato giocatore – e lasciate da parte idee di vendetta contro quel player che quella volta vi ha scoppiato gli assi con 7-2 offsuited e vi ha pure preso in giro. Parola d’ordine: atarassia.



come "vincere" al superenalotto? semplice, non giocare.


Precisiamo ora le regole del gioco del Lotto in questo articolo Thomas Serafini spiega in modo semplice le probabilità di vincita: abbiamo 10 ruote, ciascuna formata da 5 numeri. Per ogni ruota si estraggono senza restituzione 5 numeri da un'urna contenente 90 numeri. Il termine senza restituzione sta ad indicare che una volta estratto, il numero non viene reinserito nell'urna, di conseguenza non si può estrarre due volte lo stesso numero.
Cominciamo col puntualizzare alcuni dettagli matematici di calcolo combinatorio. Chiariamo inizialmente il concetto di combinazioni semplici. Supponiamo di avere 50 persone e vogliamo sapere in quanti modi possiamo formare una squadra di calcio (da 11 persone). Nel formare una squadra, dobbiamo seguire due regole. La prima è che non possiamo conteggiare due volte la stessa persona all'interno della squadra: cioè, se una persona è stata scelta fra le 50, è ovvio che non possiamo inserirla di nuovo, perché una persona non si può sdoppiare. L'altra regola è che non conta l'ordine con cui scelgo le persone: posso ad esempio chiamare prima Andrea poi Biagio e poi Carlo, ma anche prima Carlo poi Andrea e poi Biagio; alla fine le pesone che formano la squadra non cambiano anche se vengono elencate in modo diverso.
Una cosa simile succede anche quando estraiamo i 5 numeri di una ruota del lotto: è come se formassimo una squadra con 5 persone prese da un gruppo di 90. Come in una squadra non conteggiamo due volte la stessa persona, così nel lotto non possiamo estrarre due volte lo stesso numero. Ancora, come in una squadra non conta l'ordine delle persone, così all'interno di una ruota non conta l'ordine dei numeri. Ad esempio, giocando
11 27 56

se esce 55 11 56 27 18 si vince il terno
ma si vincerebbe anche se uscisse 18 11 27 55 56
oppure se uscisse 11 18 27 55 56.
Per convenzione decidiamo di ordinare crescentemente i numeri estratti.

C'è una formula per calcolare il numero di combinazioni semplici di n elementi in gruppi di k (nel caso del lotto, n = 90 e k = 5), cioè in quanti modi, senza ripetizioni e senza considerare l'ordine degli elementi, posso raggruppare n numeri in gruppi da k. La formula è
n * (n - 1) * … * (n - k + 1) / k! dove con k! si indica il fattoriale di k. La scritura bree di questa espressione è (n k).

Applichiamolo al caso del lotto: (90 5) = 43.949.268
Questo ci dice che su una qualunque ruota ci sono circa 43 milioni di modi diversi di formare una cinquina. Segue immediatamente che la probabilità di indovinare una cinquina è di 1 su 43.949.268.

Calcoliamo ora la probabilità di fare ambo: supponiamo di aver scelto 2 numeri all'interno della ruota. Rimangono tre numeri che, indipendentemente da come variano, non pregiudicano la vincita dell'ambo. Questi tre numeri li posso scegliere fra i restanti 88, cioè i 90 numeri del lotto tolti i due numeri fissati. I modi con cui posso scegliere questi tre numeri sono (88 3). La probabilità di un ambo sarà quindi di (88 3) / (90 5).
Più in generale la possibilità di indovinae n numeri (n = 2 ==> ambo, n = 3 ==> terno, ecc…) è di
(90-n 5-n) / (90 5).

Facendo i calcoli numerici otteniamo i seguenti risultati:
Ambo 1 : 400,5
Terno 1 : 11748
Quaterna 1 : 511038
Cinquina 1 : 43949268
A voi il compito di confrontare questi risultati con quelli ufficiali del gioco del Lotto.


Passiamo ora al superenalotto e cerchiamo le analogie con il lotto per sfruttare i calcoli che abbiamo eseguito fin'ora. I sei numeri del superenalotto sono i primi estratti delle prime sei ruote del lotto. Dato che c'è la possibilità che il primo estratto della prima ruota sia uguale al primo estratto di un'altra delle cinque ruote, c'è una regola per cui si passa al secondo estratto nel caso di un numero doppio. In questo modo siamo sicuri che tutti i numeri estratti siano diversi l'uno dall'altro. In realtà c'è un caso particolare, ad esempio:
10 1 5 87 54
10 66 51 27 33
10 66 21 44 71
10 66 21 39 47
10 66 21 39 81
10 66 21 39 81
In questo caso teniamo il primo estratto della seconda ruota, poi il secondo estratto della seconda ruota perchè il primo estratto è uguale a quello della prima ruota. Poi prendiamo il terzo estratto della terza ruota perché il primo estratto è uguale a quello della prima ruota e il secondo estratto è uguale a quello della seconda ruota, ecc…
Arrivati alla sesta ruota, non abbiamo più numeri disponibili per cui non è possibile determinare il sesto numero. Questa condizione è però così improbabile (un caso su svariate decine di miliardi) che non è nemmeno contemplato dal regolamento. Anche ai fini del calcolo delle probabilità è del tutto inconsistente, quindi analizzaremo una versione semplificata in cui non consideriamo questa possibilità.

Il superenalotto può essere visto come un estrazione del lotto con una sola ruota da 6 numeri (ma questo non è un problema perché anche nel lotto abbiamo fatto i conti su un'unica ruota) estratti da un totale di 90 numeri.
I possibili gruppi di 6 elementi saranno (90 6) = 622.614.630 e quindi avremo una possibilità su oltre 622 milioni di indovinare la sestina. Considerando una media statistica (molto approssimativa) di circa 100 milioni di schedine giocate, abbiamo circa una vincita ogni 6 estrazioni.
Calcoliamo ora la probabilità di indovinare n numeri e partiamo dal risultato che abbiamo ottenuto dal lotto: (90-n 6-n) / (90 6).
C'è però una variante da tenere in considerazione: se nel lotto vogliamo giocare un terno, scriveremo sulla schedina 3 numeri. Nel Superenalotto, invece, scriviamo comunque 6 numeri, anche se poi fra quei 6 soltanto 3 saranno giusti. Dobbiamo perciò vedere quanti terni o più in generale quante n-uple (cioè gruppi di n numeri) si possono formare con 6 elementi. Ancora una volta ci viene in aiuto la nostra formuletta: (6 n)
La formula definitiva sarà (6 n) * (90-n 6-n) / (90 6).
Facendo tutti i calcoli abbiamo che:
n = 1 1 : 2,5
n = 2 1 : 49,5
n = 3 1 : 293,7
n = 4 1 : 11.356,4
n = 5 1 : 1.220.813
n = 6 1 : 622.614.630

Vediamo infine il caso del numero Jolly. Quello che ci è sempre stato detto è la seguente affermazione: "Nel caso uno abbia indovinato un 5 ma non un 6, c'è la possibilità di vedere se il 6 numero, quello sbagliato, coincide con il numero Jolly". Tradotto in un'affermazione matematicamente più corretta potrei dire: "nel caso in cui non ho indovinato il 6 con le prime 6 cifre estratte, posso provare a vedere se riesco a fare 6 con 7 numeri estratti" (7 = i primi 6 numeri più il numero Jolly). E' come se fosse un lotto in cui la ruota contiene 7 numeri e io voglio indovinare una sestina. Basandosi sulla formula del lotto, le probabilità di fare 5 + jolly sono
(90-n 7-n) / (90 7) che con n = 6 diventa (84 1) / (90 7)
cioè 1 : 88.944.947,17

In ogni caso la speranza matematica, cioè la possibilità di ottenere dei guadagni giocando, è esclusivamente legata alla percentuale dei ricavi che lo Stato utilizza per il montepremi. Se, ad esempio, il 60% di una giocata viene messa nel montepremi, allora giocando per un lungo periodo di tempo, per ogni 1000 lire giocate 600 ritornano come vincite, mentre 400 verranno perse.
Morale della favola: statisticamente parlano, il modo migliore per guadagnare è non giocare.


cerchi lavoro? ecco come diventare curandero!

vi riporto il percorso di educazione che dovrebbe, ma il condizionale è d'obbligo, consentirvi di raggiungere lo status di curandero...mica pizza e fichi.



Non tutti possono diventare sciamani.
Anche di coloro che sono chiamati dagli Spiriti, pochissimi ci riescono perché deve accadere nella persona un cambiamento di visione del mondo che raramente accade.
Accadde a me e non so come.
Non si può provocare.
Dei miei allievi nessuno fino a oggi è diventato sciamano.
Forse 1 o 2 potranno in futuro.

Eppure molte persone desiderano dedicarsi alla curandería, la guarigione sciamanica, e il loro desiderio è sincero e hanno spesso capacità adeguate.
Molti vorrebbero farlo come attività principale, altri solo nel tempo libero per dare un senso più pieno alla loro vita.
E d'altra parte il mondo ha bisogno di curanderos, di persone che curano e guariscono l'intero corpo spirituale, senza separare l' anima dal corpo. Che si prendono cura delle anime e le riportano a casa quando sono smarrite. Che aiutano a ristabilire l'armonia tra gli uomini, gli Spiriti e tutto il cosmo.
Il curandero, colui o colei che guarisce con l'aiuto degli Spiriti, o meglio, che fa da tramite tra gli uomini e gli Spiriti, per guarire, è una grande necessità del nostro mondo, dove ogni medicina è diventata pura tecnica e ha perso ogni spiritualità.

Un curandero non è necessariamente uno sciamano.
Ad es. tra gli Indiani delle Pianure, il curandero è detto uomo (o donna) di medicina mentre lo sciamano "uomo sacro (o donna sacra)". Quando il problema è troppo grave per lui o lei, il curandero invia il malato da uno sciamano o allo sciamano chiede consiglio.

Se non abbiamo ancora abbastanza sciamani, possiamo però avere dei sinceri curanderos.
Da qualche anno alcuni del Cerchio si stanno preparando nella curandería.
Ora voglio fissare dei punti fermi, tracciare un cammino per poter diventare curanderos.

ATTENZIONE! La via del curandero non è alternativa all'apprendistato sciamanico. Anzi, dovrebbe completarlo, poiché uno sciamano di solito è anche curandero.




IL CAMMINO DEL CURANDERO

Il Cammino del Curandero e della Curandera è un apprendistato che dovrebbe durare circa 3 anni.
Ogni curandero, così come anche un medico occidentale, deve avere una preparazione generale su tutta la visione sciamanica di salute e malattia e sui metodi di guarigione. Tuttavia può essere "specializzato" in un aspetto particolare.
Distinguiamo perciò 4 cammini:


curandero semplice: è un primo livello fondamentale di curandería. L'allievo acquisisce dei poteri e delle conoscenze di base con cui può già fare guarigioni e aiutare le persone.

curandero dell'Anima: approfondisce la cura dell'Anima e la cure del Cuore. Pratica specialmente il riequilibrio e il recupero dell'Anima, la depossessione e l'allontanamento delle oppressioni.

maestro delle frecce: si occupa in modo specifico e approfondito dell'eliminazione di ciò che è estraneo e che inquina il corpo spirituale. Usa moltissimo gli tséntsak per la rimozione di ogni tipo di intrusione.

grande curandero: colui o colei che ha sviluppato entrambe le vie.

Diamo ora i vari passi che ciascuno di questi apprendisti dovrà seguire.


CURANDERO SEMPLICE

Questa è la preparazione che devono seguire tutti gli allievi, anche coloro che poi proseguono per diventare maestri delle frecce o curanderos dell'anima o grandi curanderos:

il Potere del Respiro. È l'addestramento all'uso del Respiro per avere visioni e entrare in altri Mondi. Attualmente è svolto come 2 Cerchi di 2gg. (oppure 1 Cerchio di 3 gg.) all'interno del Cammino delle 24 Stelle. Chi non segua questo Cammino, dovrà apprendere la pratica in appositi incontri.

Ricerca dell'Animale di Potere. Ciascuno deve incontrare il proprio Animale di Potere in un rito tradizionale.
Sapere semplicemente quale sia l'Animale non è sufficiente: occorre trovarlo in un rito potente perché il curandero deve lavorare col suo Animale e ottenere da lui/lei grande Potere.

Cattura delle Frecce magiche (tséntsak). Le frecce magiche o virotes o tséntsak sono i principali spiriti ausiliari dello sciamano e del curandero. Non ci si può dedicare alla guarigione senza di loro, anche perché guidano e proteggono il curandero durante il lavoro. La cattura è il ciclo di 4 o 5 incontri di 2 o 3 gg. ciascuno per prendere gli tséntsak selvatici, ossia quelli che provengono direttamente dalla Natura. Durante la cattura si imparano anche le nozioni di base per usarli nella cura.

Ricerca dell'Arútam. Ogni curandero deve cercare e trovare il suo Arútam.
La cerimonia dura 2 gg. più altri 2gg. di preparazione.

1° Ritiro avanzato sugli Tséntsak. È un Ritiro di 4 gg. per la conoscenza e l'uso avanzato degli tséntsak selvatici.

Cura e sostituzione del Cuore. Attualmente è un Cerchio di 3 gg. sulla cura e l'eventuale sostiuzione dello spirito del Cuore. È centrale nella cura dell'Anima.

Ritiro di Caccia all'Anima. Attualmente è un Ritiro di 4 gg. sul riequilibrio dell'anima e sulla diagnosi e il recupero dell'anima, sia profonda che il Soffio vitale, nei casi più semplici.
In passato si è tenuto come 2 Cerchi di 2 gg. e uno di 1 gg. soltanto. Per chi abbia seguito i Cerchi degli anni scorsi, tutti e tre sono necessari.

Il Viaggio nei Mondi Sotterranei. Un Incontro o un Cerchio dove si impara a viaggiare nel Mondo Sotto le Acque e nel Mondo Sotterraneo e ad orientarsi in essi.
Lo sciamano mostrerà alcune delle sue mappe di quei luoghi in modo che il curandero sappia dove andare per trovare ciò che gli serve nel suo lavoro.
Potrebbe svolgersi in più appuntamenti.

L'Animale di Potere come cura. Con questo o altri nomi, s'intende un Cerchio o un incontro in cui si impara a cercare per la persona malata un animale di potere e a riportarglielo. È una forma di terapia molto efficace.

Al termine di questa prima parte, l'allievo deve sostenere una prova con lo sciamano, in cui vengono verificate le sue capacità.
Nella prova dovrà provare a fare una diagnosi e una guarigione.
Se la prova è superata diventa curandero semplice.


IL CURANDERO DELL'ANIMA

Oltre alla preparazione fondamentale per diventare curandero semplice, l'apprendista dovrà seguire con successo:

Viaggio nella Terra dei Morti. Un incontro o un Cerchio dove si impara a entrare senza rischi nella Terra dei Morti e a recuperare l'anima perduta che si trovi laggiù.

Liberazione dell'Anima rapita. Un Cerchio per imparare a recuperare l'anima rubata o irretita.

Le anime degli organi. È un Cerchio in cui si impara a comunicare con le anime dei vari organi e a recuperare uno spirito sano per una parte del corpo ammalata.

Depossessione. Un Ritiro per imparare a liberare l'anima dalle possessioni e da altre entità che la opprimano.

Terapia del tempo. Sono almeno 2 Incontri sul recupero del Potere entrando in contatto con esistenze passate e future.

2 Cerchi o Incontri di esercitazione sulla cura dell'anima. È necessario partecipare con successo ad almeno 2 Cerchi o incontri in cui esercitarsi su recupero dell'anima, terapia del tempo, cura del cuore, e delle anime degli organi.

1 Cerchio o Incontro sulla guarigione. Ogni allievo dovrà partecipare ad almeno un cerchio o incontro a sua scelta tra quelli degli altri orientamenti o tra gli eventi comunque ritenuti validi.

Dopo la prova per essere curandero semplice, circa alla fine del 2° anno l'allievo dovrà sostenere una seconda prova più avanzata di guarigioni, tra i metodi appresi.
Alla fine del cammino, quindi del terzo anno circa, si dovrà sostenere la prova finale.
Nella prova finale all'allievo curandero verrà richiesto di cimentarsi in 2 o più cose tra visioni di diagnosi, cure dell'anima e depossessioni su una o più persone ammalate.

Se la prova è superata, l'allievo sarà riconosciuto come curandero dell'anima e verrà segnalato e sostenuto dalla nostra associazione e dai suoi siti internet.

IL MAESTRO DELLE FRECCE

Oltre alla preparazione fondamentale per diventare curandero semplice, l'apprendista dovrà seguire con successo:

Viaggio nella Terra dei Morti. Un incontro o un Cerchio dove si impara a entrare senza rischi nella Terra dei Morti e a recuperare l'anima perduta che si trovi laggiù.

2° Ritiro avanzato sugli Tséntsak. È un Ritiro in cui si impara a eseguire materializzazioni con gli Tséntsak.

Estrazione di intrusioni. Si impara e ci si esercita più approfonditamente nell'estrazione di intrusioni e nel distinguere dal tipo di intrusione l'origine del male. Si distingue anche tra tséntsak inviati da stregoni e quelli di altre origini.

Limpieza e Cattura delle intrusioni. È un Incontro in cui si impara a purificare il corpo spirituale e a rimuovere intrusioni non profonde senza succhiare, ad es. con le trappole di tabacco.

Guarigione a distanza. Un Incontro dove si apprendono due metodi fondamentali di guarigione a distanza: con la persona di pietre e con la foto.

el Festival de los tsentsakeros. È un Ritiro in cui si impara e si gareggia nell'uso avanzato degli tséntsak. Il programma è strettamente riservato.

1 Cerchio o Incontro di esercitazione sulle intrusioni. Ogni allievo deve partecipare ad almeno un Cerchio o incontro in cui ci esercita nel fare guarigioni coi metodi di estrazione e cattura delle intrusioni .

1 Cerchio o Incontro sulla guarigione. Ogni allievo dovrà partecipare ad almeno un cerchio o incontro a sua scelta tra quelli degli altri orientamenti o tra gli eventi comunque ritenuti validi.

Dopo la prova per essere curandero semplice, circa alla fine del 2° anno l'allievo dovrà sostenere una seconda prova più avanzata di guarigioni, tra i metodi appresi.
Alla fine del cammino, quindi del terzo anno circa, si dovrà sostenere la prova finale.
Nella prova finale all'allievo curandero verrà richiesto di cimentarsi in 2 o più cose tra visioni di diagnosi, estrazioni e cure con gli tséntsak su una o più persone ammalate.

Se la prova è superata, l'allievo sarà riconosciuto come curandero maestro delle frecce e verrà segnalato e sostenuto dalla nostra associazione e dai suoi siti internet.




GRANDE CURANDERO

Oltre alla preparazione fondamentale per diventare curandero semplice, l'apprendista dovrà seguire il Cammino delle 24 Stelle e inoltre:

Viaggio nella Terra dei Morti. Un incontro o un Cerchio dove si impara a entrare senza rischi nella Terra dei Morti e a recuperare l'anima perduta che si trovi laggiù.

Liberazione dell'Anima rapita. Un Cerchio per imparare a recuperare l'anima rubata o irretita.

Le anime degli organi. È un Cerchio in cui si impara a comunicare con le anime dei vari organi e a recuperare uno spirito sano per una parte del corpo ammalata.

Depossessione. Un Ritiro per imparare a liberare l'anima dalle possessioni e da altre entità che la opprimano.

2° Ritiro avanzato sugli Tséntsak. È un Ritiro in cui si impara a eseguire materializzazioni con gli Tséntsak.

Estrazione di intrusioni. Si impara e ci si esercita più approfonditamente nell'estrazione di intrusioni e nel distinguere dal tipo di intrusione l'origine del male. Si distingue anche tra tséntsak inviati da stregoni e quelli di altre origini.

Limpieza e Cattura delle intrusioni. È un Incontro o un Cerchio in cui si impara a purificare il corpo spirituale e a rimuovere intrusioni non profonde senza succhiare, ad es. catturandole con le trappole di tabacco.

el Festival de los tsentsakeros. È un Ritiro in cui si impara e si gareggia nell'uso avanzato degli tséntsak. Il programma è strettamente riservato.

Guarigione a distanza. Un Incontro dove si apprendono due metodi fondamentali di guarigione a distanza: con la persona di pietre e con la foto.

1 Cerchio o Incontro di esercitazione sulle intrusioni. Ogni allievo deve partecipare ad almeno un Cerchio o incontro in cui ci esercita nel fare guarigioni coi metodi di estrazione e cattura delle intrusioni .

2 Cerchi o Incontri di esercitazione sulla cura dell'anima. È necessario partecipare con successo ad almeno 2 Cerchi o incontri in cui esercitarsi su recupero dell'anima, terapia del tempo, cura del cuore, e delle anime degli organi.

Dopo la prova per essere curandero semplice, circa alla fine del 2° anno l'allievo dovrà sostenere una seconda prova più avanzata di guarigioni, tra i metodi appresi.
Alla fine del cammino, quindi del terzo anno circa, si dovrà sostenere la prova finale.
Nella prova finale all'allievo curandero verrà richiesto di cimentarsi in 3 o più cose tra visioni di diagnosi, estrazione e cura con gli tséntsak, depossessione.

Se la prova è superata, l'allievo sarà riconosciuto come grande curandero e verrà segnalato e sostenuto dalla nostra associazione e dai suoi siti internet.

schiavi delle credenze?


"Non ti mantenere così occupato da dimenticare che hai una vita". Non ricordo dove ho letto questa frase, ma di questi tempi, in cui il mondo sembra essere sempre più frenetico e convulso, ci viene in aiuto. A volte siamo così occupati che ci dimentichiamo di vivere.

Le aspettative, le esigenze di coloro che ci circondano, il lavoro, gli impegni sociali e la tecnologia occupano grande parte della nostra vita. Ci trasformiamo in veri e propri funamboli per distribuire il tempo così da poter fare tutto e soddisfare tutti, ma alla fine, c'è una persona che resta sempre relegata in secondo piano, a cui toccano solo le briciole del tempo rimasto: noi stessi.

Ed è strano che raramente ci si renda conto di questa contraddizione, perché i protagonisti della nostra vita dovremmo essere noi. Non possiamo accontentarci solo di un ruolo secondario.

Il punto  è che, dal momento che ci sforziamo di soddisfare tutti, ci dimentichiamo di vivere. Ci sovraccarichiamo di attività che ci derubano non solo il tempo, ma che sono anche dannose per il nostro equilibrio mentale. Ci convinciamo che queste attività siano importanti perché crediamo letteralmente ad un insieme di false credenze che la società ci ha trasmesso.

Le credenze sbagliate che ci tengono occupati e ci impediscono di godere la vita

1. Il riconoscimento sociale da soddisfazione. Tendiamo a credere che quando gli altri riconoscono il nostro lavoro, ci sentiamo soddisfatti, felici e realizzati. Tuttavia, il fatto è che il riconoscimento sociale genera una soddisfazione molto fugace, così effimera che non vale davvero la pena dedicargli così tanto tempo e sforzo. Questo non significa che non dobbiamo fare delle cose per la società, ma la ragione non deve essere il riconoscimento sociale, ma piuttosto la soddisfazione interiore. Confucio diceva: "Scegli un lavoro che ti piace e non lavorerai più nemmeno un giorno della tua vita".

2. Il denaro da la felicità. La nostra società alimenta il consumismo, ne ha bisogno per sopravvivere. Per questo nutre dei falsi bisogni facendoci credere che avendo l’auto più potente, la casa più grande e l'ultimo modello di smartphone saremo più felici. Tuttavia, molti studi scientifici hanno dimostrato che il denaro non può comprare la felicità, le relazioni umane sono la nostra principale fonte di soddisfazione. Fare tutto esclusivamente per il denaro ci allontana dalla felicità e ci toglie la pace interiore. Frank Clark non poteva esprimerlo meglio: "l'uomo moderno vive una corsa sfrenata cercando di guadagnare abbastanza per comprare cose che non ha il tempo di godersi".

3. Non ho alternative. Molte persone trascorrono decenni svolgendo un lavoro che non le soddisfa, vivono in un posto che non gli piace e frequentano persone con cui non hanno nulla in comune, semplicemente perché pensano di non avere altra scelta. La verità è che ci sono sempre delle buone scuse per non uscire dalla nostra zona di comfort. E ci sono sempre delle alternative, solo che a volte siamo noi che dobbiamo costruire il nuovo percorso, non ci viene servito su di un piatto d'argento ma dobbiamo sforzarci per cercare di cambiare il corso della nostra vita, quando questa non ci soddisfa.

4. Sono indispensabile. Molte persone vivono in preda alla Sindrome di Superman, pensano che solo loro siano in grado di svolgere determinate attività. È possibile che a causa della vostra esperienza o abilità, siate più abili e capaci di altri in alcune cose, ma questo non significa che non vi sia nessuno altrettanto capace. Il giorno in cui non ci sarete più il mondo continuerà a girare, perché non siete indispensabili. Quando viene a mancare un pezzo nella macchina, il resto degli ingranaggi si riposizionano per fare in modo che il meccanismo continui a funzionare. Quindi, imparate a delegare, in modo da avere più tempo per voi stessi e, per inciso, così facendo darete ad altri l'opportunità d’imparare.

5. Sono più produttivo se ho delle scadenze da rispettare. È vero che alcune persone sono più produttive lavorando contro il tempo, con delle scadenze strette. Tuttavia, sapete perché? Perché sotto pressione aumenta il livello di stress e il nostro organismo secerne una serie di ormoni che ci danno l'energia supplementare necessaria. Tuttavia, all'interno di questi ormoni vi sono il cortisolo e l’adrenalina, quando i loro livelli rimangono elevati per un lungo periodo di tempo il corpo ne risente e ci ammaliamo. Così, anche se è vero che lavorando con poco tempo a disposizione siamo più produttivi questo non significa che farlo sia sano.

6. Tutti fanno così. Probabilmente tutti intorno a voi seguono lo stesso stile di vita e voi vi riflettete in loro come in uno specchio. Tuttavia, quando si parla di felicità e soddisfazione personale non vale il detto "un miliardo di mosche non possono sbagliare". La felicità è un viaggio personale, se non siete soddisfatti di quello che state facendo in questo momento, non importa che tutti intorno a voi lo facciano in questo modo, voi dovete cambiare. Inoltre, ricordate sempre che tendiamo a sovrastimare la felicità degli altri. Pertanto, non guardatevi intorno cercando d’imitare ciò che fa una persona che voi “credete” essere felice, cercate le risposte dentro di voi.

7. Rilassarsi è sinonimo di pigrizia. Alcune persone agiscono cercando sempre il limite, si spingono sempre più lontano, anche quando le forze gli vengono meno,  solo perché credono che non fare nulla sia sinonimo di pigrizia. In realtà, riposarsi e rilassarsi è essenziale per essere più produttivi e raggiungere un buon equilibrio psicologico. Continuare avanzando, senza mai fare una pausa per riconsiderare i nostri obiettivi, significa muoversi nella vita con i paraocchi. A volte è necessario fermarsi, riflettere e, se necessario, cambiare stile di vita.

Jennifer Delgado


energia dei cristalli?


mi capita spesso di valutare le conversazioni tra persone, come credo che capiti a molti di noi, e mi accorgo sempre di più, di quanto vi siano dei "bugs" incredibili sia nelle risposte che nelle argomentazioni.
Oramai siamo immersi nelle informazioni di circolo, cioè quelle che non fanno parte della nostra vita in quanto da noi scelte, piuttosto entrano a gamba tesa influenzando in remoto le nostre volontà, sia bisogni che desideri, e tutto ciò non rende libero il nostro ragionamento o meglio, la sua costruzione.

Possiamo dire tutto, per carità, e affermare ciò in cui crediamo e difenderlo in modo insindacabile fino allo sfinimento nostro e del nostro interlocutore, ma credo che questo non sia il punto; la domanda che dobbiamo farci è in che modo la nostra assertività e convinzione sia reale, oggettiva e deducibile.
Sento affermare in continuazione, per esempio, di energia...parliamo di energia in continuazione riferendoci ad elementi e circostanze che riteniamo di conoscere e di sapere e lo facciamo con disinvoltura e con certezza, quella certezza che ,molto spesso è figlia della percezione suggestiva e del sentito dire.

Qualche settimana fà, ero ad una conferenza a Liegi, dove si parlava espressamente di energia trasmessa dai cristalli e in generale dalle pietre, sia calcaree che vulcaniche, e numerosi interventi di "studiosi" che affermavano con assoluta certezza, quanto questa energia potesse realmente condizionare in modo positivo il magnetismo tra individuo e materia.
Una sala di oltre 400 persone, la maggior parte non tecnici o studiosi di mineralogia o geologia, piuttosto curiosi e appassionati della materia, riuniti per questo evento di formazione.

Ho ascoltato con grande attenzione per quasi tre ore i circa 9 relatori che, con passione e determinazione, si sono succeduti per illustrare le loro posizioni e ricerche..il tutto davvero interessante.

Alla fine della conferenza, ho avuto modo di parlare con alcuni relatori circa il significato della parola che dava il titolo proprio alla conferenza stessa, cioè " la trasmissione energetica dei minerali", e mi sono soffermato su cosa loro intendessero per energia e quale fosse lo strumento in grado di misurare l'energia prodotta dai minerali e quale fosse il suo indice di misurazione. In poche parole ho chiesto" mi spiega qual'è la formula fisica che è in grado di misura l'energia prodotta ?"

.. la faccio breve: nessuna risposta incontrovertibile e una latitante spiegazione non misurabile. Morale: parlare di ciò che non si conosce semplicemente convincendoci che possa esistere equivale a dare forma ad un palazzo progettato con la maionese. 

martedì 1 dicembre 2015

l’aspetto fisico non ha alcuna relazione con il comportamento umano



Dimmi come ti presenti e ti dirò chi sei.....Smettetela di raccontarci panzane!!!

Nei primi 30 secondi di un incontro con uno sconosciuto, siamo pronti a stabilire, attraverso un giudizio figlio della percezione e suggestione, l’estrazione sociale di una persona, il suo modo di comportarsi, le sue tendenze sessuali e anche con chi si relaziona, decidere se fidarci o meno di lui, semplicemente osservano il suo modo di presentarsi..    Questo è un clamoroso errore nonchè frutto di pseudoscienza portato avanti per anni....

Lo studio dei tratti somatici ha dimostrato che, anche se inconsapevolmente, siamo comunque colpevoli di un pregiudizio rispetto agli altri, profondamente radicato in noi. Pensiamo di capire molto nei primi 30 secondi, ma in realtà non capiamo nulla, tanto da non capire nemmeno il profilo e le attitudini, relazioni e pensieri della persona che vive con noi da anni o che frequentiamo abitualmente, tanto da “stupirci”  per quello che è per noi, un modello di reazione a comportamento non previsto da noi "catalogato".

Siamo vicini alla credenza popolare, sperando di cogliere come esperti di comunicazione, l’idea di essere vicini all’identificazione in cosi pochi secondi, ma spesso questo si insegna che siamo semplicemente superficiali nella gestione delle nostre relazioni a tal punto da influenzare le decisioni importanti che possono determinare lo stato di equilibrio o disequilibrio della nostra vita.

L’ 85% delle volte le nostre considerazioni relativi ai primi 30 secondi, si sono dimostrate errate e nel 90% dei casi, assolutamente lontane dalla verità. Scegliere un candidato politico, affidare i nostri investimenti a qualcuno o condannare un sospettato sono scelte dettate erroneamente dai tratti somatici altrui, persino per i più virtuosi.

“Questo non è un modo di ragionare, piuttosto un modo di modellare la suggestione che ci fa credere o meno cosa sia “quella cosa strana” chiamata persona di fronte a noi. Una un tendenza umana preoccupante che deve essere corretta, o almeno attenuata, perché le facce non sono rivelatori validi del carattere di una persona.

Perchè dovrei fidarmi se le persone che incontriamo contemporaneamente in quei trenta secondi anzichè una fossero  6 e la mente non è in grado di ricordare l'ordine del nome e del cognome di tutti? Le persone sono abili costruttori di strade deviate, consapevolmente o meno.

Concludo dicendo che se sei in  grado di estrapolare nella comunicazione le cose necessarie e non quelle che desideri, ragioni per differenza:
( X ) moltiplichi le informazioni che ricevi
( + ) le sommi per ordine di appartenenza logica
( - ) sottrai le suggestioni e le percezioni
( : ) dividi nella raccolta differenziata, rimanendo con l'essenza tra le mani.

=  hai ragionato applicando la regola delle 3P, cioè PENSARE, PENSIERI, PENSATI...il resto è il nulla mischiato al niente.